Una tassa su Google News per finanziare l’editoria. Sta scatenando un putiferio, sulla Rete, la proposta del governo tedesco di tassare il servizio offerto da Google News (e da tutti gli altri aggregatori di notizie) per tenersi informati su quanto avviene nel mondo.
In pratica la legge prevederebbe un pagamento per poter usare risorse che vengono pubblicate in Rete da vari giornali on line e “riunite” secondo criteri scelti dal Lettore dai servizi come quello di Google News.
La proposta ha scatenato l’applauso degli editori tedeschi secondo i quali Google News e gli altri aggregatori si arricchiscono sfruttando una risorsa che viene in realtà pagata da altri.
A rendere ancora più interessante la proposta, fortemente voluta da Angela Merkel, la possibilità di finanziare con la tassa un fondo destinato proprio a sostenere giornali, radio e tv.
Contrari ovviamente i responsabili degli aggregatori e il pubblico che teme che la tassa possa essere applicata proprio a loro danno.
Secondo alcuni esperti, poi, in realtà servizi come Google News e gli aggregatori di notizie, quando pubblicano solo parzialmente le notizie scritte da altri, rendono un servigio agli editori convogliando enormi flussi di Lettori sui rispettivi quotodiani on line e siti di Informazione.
In pratica l’aggregatore mostra un’anteprima (talvolta solo il titolo) e se il Lettore è interessato “clicca” e legge la notizia intera direttamente sul Media che la pubblica.
La questione è “annosa” e la legge tedesca potrebbe innescare una discussione quantomeno europea della questione. Le cause legali tra Google e gli Editori sono centinaia e, generalmente, si concludono con la vittoria del colosso delle ricerche on line. Il varo della nuova legge tedesca potrebbe aprire un nuovo fronte poichè, per la prima volta, imporrebbe il pagamento del copyright anche per una semplice aggregazione di notizie.
La vendetta di Google, però, potrebbe essere ancora peggio del presunto danno poichè già oggi è possibile escludere i propri contenuti perdendo però anche il beneficio della indicizzazione e del flusso di reindirizzamento dei Lettori.
La questione è davvero “di lana caprina” e il rimedio potrebbe rivelarsi peggio del male.
Intanto gli utenti di Internet iniziano a domandarsi chi pagherà questa tassa. Gli aggregatori come Google news o i Lettori stessi?
L’idea potrebbe essere persino interessante se fosse Google a riconoscere agli Editori un piccolo compenso per le notizie che entrano a far parte dell’aggregatore. Del resto il colosso delle ricerche on line trae enormi profitti dalla pubblicità inserita nelle sue pagine, Ma se la tassa dovesse essere imposta ai Lettori sarebbe una vera bestialità poichè deprimerebbe un mercato già in difficoltà.
Inoltre potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio poiché Google potrebbe a quel punto stipulare accordi con quegli Editori che accettano, ed anzi anelano, di essere inseriti in Google News (per restare in Google).
Non nascondiamoci che il servizio veicola una mole di Lettori impressionante, talvolta oltre il 50% del traffico, specie per le iniziative editoriali che non godono di un effetto “traino” nel nome della Testata.
Il sottoscritto arriva a pensare (e sperare) che sia Google stesso a rendere sempre più complicato e qualificante essere inserito nel suo aggregatore. Una sorta di “certificato di qualità” delle notizie pubblicate.
Per farlo, però, Google deve decidersi ad assumere “esseri umani” che facciano selezione su criteri che vanno al di là di un misero algoritmo.
Una scelta più volte annunciata e poi smentita per lanciare nuovi algoritmi “a prova di errore” dai nomi fantasiosi.
Sistemi di valutazione che possono essere facilmente ingannati come ben sanno gli operatori del settore.