Editoria on line – Giornalisti delle Testate multimediali a rischio a causa di una legge che rischia di essere incostituzionale e discriminatoria.
La denuncia è dell’Aigol – Associazione Editori on line. Secondo l’associazione, infatti, grazie agli emendamenti bipartisan approvati ieri dalla Camera al disegno di legge “bavaglio”, i siti d´informazione rischiano di fare una fine simile a quella di Wikipedia, ossia chiudere i battenti.
Secondo Aigol è stato imposto ai soli siti registrati in tribunale (ovvero alle Testate on line, discriminandole quindi rispetto ai quotidiani cartacei, alle Tv ed alle Radio) l’obbligo di rettifica entro 48 ore, pena il pagamento di un’ammenda da 2.500 a 5.000 euro.
Aigol ha rilevato più volte quanto sia difficile e pressochè impossibile riconoscere effettivamente il soggetto che ha spedito la richiesta di rettifica. Gli indirizzi email possono essere duplicati da pirati informatici: peggio ancora se si inviano le email tramite form, attraverso cui si possono inserire indirizzi completamente inventati. In pratica le testate on line sono alla mercè di malintenzionati o, nella migliore delle ipotesi, di buontemponi a cui piace scherzare.
Ma esistono ulteriori conseguenze che dovrebbero preoccupare la categoria ma anche gli stessi Giornalisti (Ordine dei Giornalisti, FNSI etc). La prima, la più evidente, è la discriminazione tra Testate giornalistiche on line e Testate tradizionali (Carta stampata, radio e tv). Queste ultime, infatti, sembrerebbero “escluse” dall’obbligo quasi che una “diffamazione” su Internet fosse peggiore, più grave, di una commessa su un giornale, in tv o sui canali della Radio.
Inoltre il giornale non avrà alcun diritto di replica a quanto affermato dalla persona nella sua richiesta di rettifica e i direttori responsabili e le redazioni dovrebbero impegnare tempo a leggere le smentite e a scrivere rettifiche. Si arriverebbe quindi alla paralisi dell’attività editoriale e il diniego del diritto di informare correttamente i lettori.
Aigol ribadisce la chiara incostuzionalità di questa disposizione e chiede la sua cancellazione. In caso di approvazione l’associazione sarà pronta a ricorrere ai tribunali, alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea dei Diritti dell´Uomo.