Genova – La famiglia dell’arnia gialla è definitivamente morta. La mia visita all’apiario del Boscasso del 22 marzo 2020 ha portato alla verifica della “tragedia”. Dolorosa quanto prevista.
Ho aperto l’arnia e non ho trovato nemmeno un’ape viva. Nessuna traccia della regina e telaini pieni di scorte ma con cellette del polline con tracce di muffa.
La famiglia non ha mai brillato per energia e resistenza sino dal suo arrivo, la primavera del 2019. Di provenienza “locale”, acquistata in un apiario della zona, la famiglia dell’arnia gialla è arrivata all’apiario del Boscasso con il mio primo “trasporto” di arnia in auto. Un’esperienza indimenticabile.
Dopo un primo periodo di buon lavoro, infatti, ha iniziato a manifestare problemi con bruschi cali della popolazione, covata “sparsa” e “sforacchiata” che faceva pensare (ad un apicoltore principiante come me) ad una infestazione da varroa destructor, l’acaro flagello delle api.
Ad una prima grave crisi a fine estate, affrontata con strisce di Apivar e sciroppo miscelato a BeeStrong (prodotto per rafforzare la covata), è seguita una bella ripresa che ha portato ad invernarle in buone condizioni.
Alla riapertura dell’arnia, a febbraio 2020, con temperature di 16-18 gradi, la famiglia presentava di nuovo lo stesso problema.
Covata sparsa – direi al limite del “faccio le uova dove cazzo mi pare” della regina – e sforacchiata.
Intervento con acido ossalico gocciolato e apparentemente caduta quasi nulla. Un vero mistero.
Il pensiero di apicoltore della domenica è andato a malattie diverse e il sospetto che l’Apiario del Boscasso, presenti una umidità elevata, almeno nel periodo dicembre-febbraio
La colonia è andata via via diminuendo nel numero di api e il via vai di bottinatrici in ingresso e in uscita si è fatto sempre più ridotto e scarno sino praticamente ad interrompersi a metà marzo 2020.
A questo punto, preso dalla compassione, ho proseguito l’alimentazione con sciroppo di fruttosio, arrivando a posizionarlo a gocce, sopra i telaini, quando le api non salivano nemmeno più al nutritore.
Apparivano come “intorpidite” e bruttarelle da vedere ma pacate e pronte a salire ai telaini quando procedevo all’alimentazione (più o meno ogni tre giorni).
Sembravano sapere cosa sarebbe accaduto quando sollevavo il coprifavo.
Nel frattempo ho ridotto a 5 fori la griglia di accesso all’alveare, per evitare al massimo incursioni e saccheggi.
Ho posizionato ramoscelli di ulivo davanti all’ingresso.
Lo stillicidio è proseguito, con calo costante di api, sino all’epilogo del 22 marzo quando ho aperto l’arnia e non ho trovato nemmeno un’ape viva. Molti cadaveri sul fondo antivarroa (interno) e nessuna traccia della regina.
Ho ipotizzato una sciamatura “estrema” e spero siano altrove e in buona salute. Ma la parte razionale dubita fortemente.
Potevo fare qualcosa di diverso? Può darsi.
Potevo rafforzare la colonia con un telaino di api e covata prelevato da altra arnia più forte? Possibile
Come sempre sono aperto a consigli e suggerimenti. Siamo qui per imparare 🙂